Articolo a cura di Simonmattia Riva, Biersommelier
Accarezza il dettaglio, il divino dettaglio scriveva Vladimir Nabokov, il “papà” dell'immortale Lolita. Teo Musso, “papà” di Baladin, ha spesso dichiarato di voler creare birre che accarezzano il palato di chi le beve anziché schiaffeggiarlo, birre, pertanto, delicate e gentili. E cosa sono delicatezza e gentilezza se non attenzione ai dettagli in ogni gesto, parola e...ricetta birraria, in evidente contrapposizione alla rozza faciloneria che è cifra della brutalità?
Delicatezza, dettagli e paternità sono parole importanti per avvicinarsi a Isaac Baladin e cogliere l'identità di questa birra ormai maggiorenne: l'originale Blanche di Piozzo nasce infatti 22 anni fa, subito dopo l'omonimo primogenito di casa Musso a cui è ovviamente dedicata e, nel 2019, è diventata una birra con il 100% degli ingredienti di provenienza italiana.
Richiamandosi alla tradizione delle Witbier, la matrice della ricetta viene dalle Fiandre, da quel Belgio che è la terra d'ispirazione birraria di Teo Musso che però, da uomo di Langa irresistibilmente attratto dal profumo del non lontano mare, non ha potuto fare a meno di aggiungervi un tocco schiettamente mediterraneo.
I dettagli ci accarezzano a loro volta e, non di rado, rapiscono l'attenzione: la ceralacca che avvolge il collo della bottiglia e il tappo in sughero possono sorprendere in una birra, per di più di gradazione alcolica moderata, ma eleganza e preziosità non sono necessariamente legate alla forza etilica, anzi.
L'udito è sovente considerato secondario nella degustazione, ma in questo caso l'allegro schiocco che accompagna lo stappo e il crepitio della schiuma sono, di nuovo, un dettaglio importante che ci rivela la vivace frizzantezza della Isaac.
Volgendo l'occhio al bicchiere, la schiuma, candida, fine e palpitante, richiama alla mente la spuma del Mare Nostrum baciata dal sole estivo e ci si può illudere che Afrodite rinasca da questa bianca coltre per brindare con noi.
Isaac è di colore paglierino e decisamente velata come ogni Blanche che si rispetti, un leggero, ancora una volta delicato nascondimento che stimola la fantasia e il desiderio di portarla alle labbra.
Avvicinando il calice al viso, Isaac sprigiona in prima battuta fragranti profumi agrumati: l'iniziale bergamotto trascolora infatti in scorza di limone maturo e arancia tarocco per poi sfumare in un'intensa nota di zagara.
L'impronta floreale prelude alla seconda ondata di aromi, che monta dopo qualche istante di permanenza nel bicchiere e reca reminiscenze di latte di mandorla e horchata di Valencia: la mente non può che correre a un paesaggio con case variopinte, muri a secco e canti di cicale.
Potrebbe essere Ventotene, la Costa de la Luz o la baia di Ulcinj nell'ultimo lembo di Montenegro: identici sono i colori e profumi che, sulle onde del Mediterraneo, varcano ogni umana frontiera.
Ancora qualche secondo di tempo, con il conseguente leggero innalzamento della temperatura del bicchiere e il bouquet di Isaac assume sembianze ancora nuove rivelando un'anima speziata con punte di semi di coriandolo, pepe bianco e foglia di pomodoro: la radice belga del lievito si fa qui sentire, ma solo dopo la solare esplosione agrumata che distingue la Blanche di Baladin dai più classici esempi dello stile.
È finalmente il momento di appagare le labbra, che saranno in primo luogo solleticate da una bollicina sottile ma molto vivace e poi accarezzate da un corpo agile, come si addice a una tipologia birraria di facile beva, ma nient'affatto esile, anzi, con una curvatura zuccherina piuttosto polposa che è un fil rouge di casa Baladin e, in questo caso, va a puntellare una componente dolce segnata in prima battuta da arancia vaniglia, albicocca con il suo succo e nespola matura innestate sulla caratteristica morbidezza del frumento che porta in dote la sua classica texture setosa.
Come all'olfatto, anche in bocca l'iniziale identità agrumata e fruttata trascolora dopo qualche istante in una più calda tinta di pasta di mandorle, orzata e biancomangiare.
A compensare la dolcezza e spingere in modo decisivo la bevibilità ci pensano un delicato tocco acidulo, citrico, ai lati della lingua e un prorompente ritorno dell'aromaticità delle scorze d'agrume che rinfresca il medio palato e digrada poi verso un finale preciso e pulito in cui l'amaro è pressoché assente come sensazione autonoma ma il lavoro nell'ombra dei luppoli chiude e bilancia alla perfezione il sorso.
Il retrolfatto, nella sua levità, parla ancora di Mediterraneo, con nuovi ritorni di arancia vaniglia e latte di mandorla.
Baladin Isaac, dunque, racconta una storia diversa ad ogni sorso: trame che s’intrecciano tra le Fiandre e il Mediterraneo e che si dipanano tra la realtà e la leggenda.
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