Oltre alla Germania e al Regno Unito esiste un’altra nazione europea che ha scritto la storia della birra: il Belgio.
Forse non tutti sanno che il piccolo stato federale nasconde un patrimonio birrario incredibilmente ricco, sviluppatosi nei secoli e capace di tutelare ancora oggi le antiche consuetudini brassicole del passato. Conoscere la storia della birra belga significa conoscere una parte importante della nostra bevanda, che si dipana tra fermentazioni spontanee, docili campagne, storici caffè, stili birrari desueti, splendide città d’arte e birre trappiste.
I birrai del Belgio sono conosciuti per essere maestri nell’uso del lievito. Le loro birre sono mediamente più alcoliche di quelle inglesi e tedesche, ma in realtà esiste una grande varietà di stili birrari autoctoni, molto diversi tra loro:
Esistono poi altre tipologie che non rientrano in queste fattispecie e che contribuiscono alla meravigliosa ricchezza del Belgio birrario.
Il Pajottenland è una piccolissima regione a sud ovest di Bruxelles, che si estende tra i fiumi Senne e Dendre e che racchiude uno straordinario segreto brassicolo, chiamato Lambic. È la regione dove miracolosamente sono sopravvissute le birre a fermentazione spontanea, realizzate ancora oggi secondo un procedimento che affonda le sue radici nella notte dei tempi.
Il Lambic è, infatti, prodotto senza l’inoculo del lievito da parte del birraio, bensì con la fecondazione del mosto attraverso i microrganismi presenti nell’aria. Dopo la bollitura, il mosto viene trasferito nelle cosiddette vasche di raffreddamento, dove passa tutta la notte a contatto con l’aria. Il particolare mix di lieviti e batteri presenti nell’atmosfera (Saccharomyces, Brettanomyces, Pediococchi, Lattobacilli, etc.) attiva la fermentazione, che avviene nelle botti in cui il Lambic matura fino a tre anni. Questo particolare processo produttivo caratterizza la birra con note inusuali e non propriamente ortodosse, tra le quali si distingue un’accentuata acidità.
Il Lambic è sia uno stile birrario a sé stante sia la base per altri stili. Le Gueuze, ad esempio, sono un blend di Lambic di diverse annate, mentre le Kriek prevedono l’aggiunta di ciliegie fresche. Sono pochissimi i produttori di Lambic in Belgio, tra cui il più famoso è probabilmente Cantillon, situato ad Anderlecht, nei sobborghi di Bruxelles.
Il Belgio è la patria delle birre trappiste e la metà dei produttori attivi al mondo e rientranti in questa ristretta tipologia (sei su dodici) si trovano all’interno dei confini belgi. L’immagine di monaci che producono birra è in grado di incuriosire anche i neofiti, ma è giusto ricordare che è una pratica antica, che addirittura risale ai tempi del Medioevo.
Le birre trappiste però sono solo quelle realizzate all’interno delle comunità appartenenti all’ordine dei Cistercensi della Stretta Osservanza (trappisti per l’appunto). Inoltre, un birrificio trappista può essere considerato tale se rispetta tre criteri:
In generale le birre trappiste si distinguono per la loro complessità: sono spesso birre opulente, da sorseggiare con calma e dall’altissimo livello qualitativo. Alcuni birrifici hanno codificato veri e propri stili birrari, come quelli delle Dubbel e delle Tripel. I birrifici trappisti belgi sono Chimay, Orval, Westmalle, Achel, Westvleteren e Rochefort.
I luoghi deputati per la birra belga sono i tradizionali caffè, che spesso sembrano usciti da un’altra epoca. Alcuni di questi locali vantano impressionanti carte delle birre, dove non è raro incontrare etichette vintage o altre rarità. Sono diffusi in tutte le grandi città d’arte come Bruxelles, Anversa, Gent, Bruges… Non è difficile unire birra e turismo in un viaggio in Belgio.
In definitiva, il Belgio è una nazione che ha rivestito (e lo fa tutt’ora) un’importanza straordinaria per la storia della bevanda. È quasi incredibile pensare che in uno stato così piccolo esista una siffatta varietà di tipologie e consuetudini brassicole, molte delle quali sopravvissute fino ai nostri giorni per qualche inspiegabile motivo.
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