Sin da quando fondò il birrificio Baladin nel lontano 1996, Teo Musso ha sempre cercato di esprimere con le sue birre sfumature e sensazioni particolari. Non è un caso che molte delle produzioni dell’azienda piemontese ricorrano all’impiego di spezie e ingredienti speciali, percorrendo spesso itinerari gustativi nuovi e creativi. Tuttavia c’è una birra con cui Baladin ha spinto all’estremo questo concetto, sia per l’originalità delle spezie impiegate, sia per le suggestioni aromatiche che punta a stimolare. Stiamo parlando della birra Baladin Nora (6,8%), che non a caso fu da subito soprannominata “Birra Egizia”.
Quest’ultima fu la birra che Teo Musso dedicò alla madre dei suoi figli, che a loro volta erano stati omaggiati dalle prime due creazioni di stampo “familiare” di Baladin (Isaac e Wayan). Le origini berbero-algerine di Nora avrebbero dovuto emergere nettamente dalla ricetta della birra, che fu studiata proprio per mostrare un carattere aromatico con richiami di stampo mediorientale.
Baladin Nora infatti è un omaggio anche a tutto il mondo del Nord Africa e in particolare all’Egitto, culla di una delle più grandi civiltà della storia e delle prime culture brassicole pienamente definite. È altresì un tributo ai mercati del mondo arabo, contraddistinti da rumori, colori e soprattutto profumi intensi e unici. Un tramonto sulle dune del deserto: era questa la visione che Teo voleva trasmettere a chi avesse bevuto la sua Birra Egizia.
Tutti elementi nei confronti del quale Teo Musso ha sempre coltivato un interesse speciale, se non una vera e propria infatuazione. Questa attrazione probabilmente deriva in maniera inconscia dalle origini saracene della sua famiglia, ma trovò completa realizzazione grazie a una serie di viaggi effettuati in quelle regioni. Il più importante fu sicuramente quello che Teo compì nel 1996 nello Yemen: terra assolutamente affascinante dal punto di vista geografico e paesaggistico e culla di una ricchissima cultura millenaria.
Per la ricetta di Baladin Nora Teo Musso cominciò uno studio sulle birre preistoriche bevute dagli antichi Egizi, cercando di capire quali note aromatiche le caratterizzassero. Alla fine arrivò alla conclusione che l’usanza di bruciare la mirra all’interno dei magazzini di stoccaggio dovesse influenzare il profilo aromatico di quelle birre, che peraltro erano conservate all’interno di anfore di terracotta (un materiale poroso).
Teo analizzò una trentina di resine con diverse sfumature, finché non ne individuò una molto peculiare, capace di restituire toni d’incenso al naso e pennellate di ciclamino in bocca, oltre a un contributo amaricante alternativo a quello del luppolo.
L’altro grande protagonista di questa birra fu il Kamut, che in quegli anni era considerato il simbolo dell’antico grano egizio. La base fermentescibile era quindi costituita non solo da malto d’orzo, ma anche da questa antica varietà di frumento. L’aromatizzazione fu completata con l’impiego di zenzero, importante tra l’altro per fornire un leggero tocco di acidità al fine di alleggerire la bevuta, e con l’aggiunta di spremuta di datteri, utili per aggiungere ulteriori sfumature aromatiche alla componente maltata.
Baladin Nora fu per l’epoca una birra molto rivoluzionaria, perché sostituiva il luppolo (presente solo in quantità simboliche) con l’apporto amaricante della mirra. Il suo successo è dimostrato dal fatto che la ricetta è rimasta pressoché invariata negli anni, richiedendo comunque alcuni inevitabili aggiustamenti.
La mirra, ad esempio, è diventata negli ultimi tempi un ingrediente molto richiesto dall’industria della cosmesi, rendendone difficile l’approvvigionamento per scopi alimentari. Per fortuna Baladin ha mantenuto un rapporto diretto con un fornitore di qualità operante in Etiopia (la regione del Corno d’Africa è uno dei maggiori produttori di mirra al mondo).
Anche il grano è cambiato perché da qualche anno la Nora prevede l’impiego di Khorasan (nome tecnico del Kamut) coltivato nelle Langhe, battezzato Langut e contraddistinto da alcune piccole differenze in termini di resa organolettica.
Data la sua particolarità, Nora si presta ad abbinamenti sicuramente intriganti e inaspettati. In maniera curiosa e scherzosamente eretica, è impossibile non notare tuttavia come si accosti meravigliosamente ad alimenti poco arabi come il salame e gli affettati di maiale in generale, grazie evidentemente alla nota aromatica della resina.
Infine vale la pena ricordare che Nora, insieme alla già citata Wayan, è stata la prima birra italiana a certificazione completamente biologica.
Una rivoluzione basata sulla produzione di una birra biologica caratterizzata da profumi e aromi complessi. Una valorizzazione a 360 gradi della filiera agricola nazionale che ha come obiettivo quello di tutelare non solo i singoli ingredienti, ma anche l'artigianalità della birra stessa.
Ecco un altro aspetto che identifica Nora come una birra senza dubbio pionieristica.