La creazione di birre speciali in occasione delle festività natalizie è una consuetudine che si è diffusa velocemente tra i birrifici italiani, ma che arriva da molto lontano. In effetti, è una tradizione profondamente radicata nella cultura brassicola internazionale la cui nascita risale probabilmente alle origini stesse della bevanda e sicuramente al Medioevo (periodo al quale sono legate le prime testimonianze ufficiali).
L’usanza ha nel tempo assunto caratteristiche e nomi differenti da nazione a nazione:
Proprio a queste ultime - contraddistinte da un contenuto alcolico elevato e da aromi “natalizi” spesso ottenuti con l’aggiunta delle spezie della stagione - si ispirano molte birre di Natale italiane. I nostri birrai hanno però reinterpretato la tipologia con un tocco personale, impiegando ad esempio ingredienti del territorio o prevedendo lunghi affinamenti in legno.
Tra le migliori creazioni natalizie del nostro Paese va sicuramente citata una delle prime incarnazioni del genere: Nöel del Birrificio Baladin.
La genesi della ricetta di Nöel è molto particolare, perché in principio fu pensata da Teo Musso come un omaggio al prodotto che lo fece innamorare della birra artigianale: la trappista Chimay Blu, nata in origine proprio per celebrare le festività natalizie. Un omaggio molto personale, però, plasmato secondo i suoi gusti e la sua concezione di birra.
La Nöel era dunque tendenzialmente scura (colore tonaca di frate) e con un deciso contributo del malto d’orzo, ma a differenza del modello di riferimento ricorreva a un ceppo di lievito diverso e, soprattutto, prevedeva una carbonazione decisamente meno dirompente.
Il risultato fu una birra natalizia che da subito ottenne una straordinaria risposta da parte del pubblico, anche perché in aggiunta fu presto confezionata in formato magnum, un tipo di bottiglia non certo comune nel panorama della birra artigianale dell’epoca.
Obiettivamente Nöel era un prodotto straordinario, facile da bere nonostante l’alto tenore alcolico e impreziosito da uno spettacolare ventaglio aromatico in cui era possibile rintracciare note di frutta secca, susina sotto spirito, uva passa, caramello e biscotto. Il successo della Nöel fu tale che qualche anno dopo Teo si convinse a trasformarla da creazione stagionale a birra disponibile tutto l’anno.
Fu così che nacque la Leön: ricetta identica, ma nome modificato con un arguto anagramma per emancipare commercialmente la birra dalla stagione natalizia. A quel punto però sopraggiunse il problema di trovare un nuovo prodotto per il Natale e la soluzione fu di inaugurare una serie di Nöel aromatizzate, nel quale le caratteristiche base della birra fossero arricchite da un ingrediente speciale, mutabile ogni due o tre anni.
La prima incarnazione del nuovo corso fu la Nöel Chocolat, che fece il suo debutto al Salone del Gusto del 2004. Un debutto in grande stile, perché in quel frangente Teo Musso riuscì a riunire tre nomi celebri del cioccolato: Domori, Gobino e Rizzati.
Ognuno di essi realizzò un prodotto ad hoc inserito nella confezione della Nöel Chocolat, che condivideva con la birra l’utilizzo del rarissimo cacao Ocumare 67 della Hacienda San José. Nelle versioni successive si consolidò la collaborazione con Domori, che ritroviamo anche per il Natale 2019, occasione in cui la Nöel Chocolat farà il suo atteso ritorno sul mercato.
Le successive variazioni di Nöel condivisero con la Chocolat l’impiego di diverse materie prime di altissima qualità:
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