Oggi gli Stati Uniti rappresentano il più importante mercato al mondo per la birra artigianale. Al di là dei semplici numeri, la locale scena brassicola è estremamente influente a livello globale: è in grado di dettare le regole e i tempi delle mode e di ispirare i birrai di tutti gli altri continenti.
In effetti l’ambiente della birra craft americana è davvero entusiasmante e vanta un’ampia gamma di tipologie, alcune legate alle tradizioni del passato, altre alla moderna riscoperta della birra artigianale. Tra queste ultime vanno sicuramente segnalate le American Pale Ale, uno degli stili statunitensi più diffusi al mondo e perfetta incarnazione del locale concetto di birra per ogni occasione. Tuttavia questa famiglia brassicola, come molte altre codificate negli USA, nasce in realtà come reinterpretazione di un classico stile europeo.
Con l’espressione Pale Ale si indicano infatti le tradizionali birre quotidiane della cultura britannica, diffusesi per il servizio alla spina alla fine del XIX secolo. In questa definizione rientrano le diverse variazioni di Bitter, solitamente confezionate in cask (piccole botticelle) e servite tramite handpump, una sorta di “pompa” con cui spingere la birra nel bicchiere in alternativa ai più comuni (e moderni) sistemi a CO2. Le Pale Ale sono ancora estremamente diffuse nei paesi anglosassoni: sono le tipiche birre da pub, leggere e facili da bere, che scandiscono le giornate delle società britanniche.
Come altri stili europei, le Pale Ale furono riproposte dai birrifici americani in tempi più o meno moderni, subendo però un processo di trasformazione. Lo stile fu infatti adattato ai gusti dei consumatori statunitensi e alle materie prime disponibili in loco, da un lato rimanendo fedele al modello di partenza, dall’altro presentando alcune peculiarità nuove e inedite.
Rispetto alle cugine inglesi, le American Pale Ale generalmente presentano un colore più chiaro, sfumature di caramello più leggere (o totalmente assenti) e un profilo fermentativo tendenzialmente più pulito. Ma soprattutto sono caratterizzate in maniera decisiva dal luppolo, che tende a dominare il ventaglio aromatico pur non sacrificando l’armonia e la facilità di bevuta.
Le peculiarità delle American Pale Ale derivano in gran parte dall’impiego di materie prime locali. Le Pale Ale inglesi tendono a valorizzare i grandi malti britannici, mentre le versioni americane spesso ricorrono a orzo distico autoctono.
I ceppi di lievito utilizzati sono sempre ad alta fermentazione, ma più neutri di quelli inglesi: il risultato è una minore (o praticamente nulla) compartecipazione del lievito nella formazione del profilo aromatico. Questo aspetto permette di valorizzare la principale fonte aromatica delle American Pale Ale e cioè i già citati luppoli locali, molto diversi da quelli tradizionali europei. Le varietà statunitensi, infatti, sono molto decise e conferiscono spesso note di resina, frutta tropicale, agrumi, ecc. Il luppolo non è protagonista solo in tal senso, perché apporta anche un amaro deciso che riesce a aumentare il carattere e la bevibilità della birra, senza al contempo compromettere il generale senso di armonia.
Le American Pale Ale sono state a lungo le birre craft più bevute negli Stati Uniti fino all’ascesa delle IPA (e quindi delle American IPA). A loro volta hanno subito le mode che si sono avvicendate nell’ambiente internazionale della birra artigianale, cambiando i propri connotati.
Il crescente interesse per l’amaro ha fatto emergere questo elemento in maniera più preponderante, ma soprattutto sono state riproposte dai birrifici di tutto il mondo che a loro volta le hanno adattate ai propri gusti e alle materie prime locali. Così ad esempio oggi la definizione di American Pale Ale può tranquillamente includere birre realizzate non con luppoli statunitensi, ma magari provenienti dalla Nuova Zelanda, dal Giappone o dall’Australia. Il loro impiego, chiaramente, apporta peculiarità aromatiche diverse dalle originali American Pale Ale.
Così oggi quello delle American Pale Ale è uno degli stili più democratici in assoluto: prevede diverse variazioni sul tema, ma mantiene la sua dimensione identificativa senza piegarsi a vari sottostili – ciò che invece è successo, e succede tuttora, con le American IPA. Come tutte le tipologie pensate per un consumo immediato e disinvolto, rimangono degli evergreen negli anni e di tanto in tanto tornano sotto la luce dei riflettori.
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