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La ricchezza di sapori di una birra saison: Baladin Wayan

Scritto da Simonmattia Riva | 21-apr-2020 14.30.00

Articolo a cura di Simonmattia Riva, Biersommelier

 

Essere padre di una bambina significa avere lì accanto l’ultima persona al mondo che per un po’ ti crederà senza difetti. Giocatevela bene. (Aforisma anonimo)

 

 

Teo Musso ha giocato la sua opportunità dedicando alla figlia Wayan una birra entrata stabilmente nel portfolio di Baladin, esattamente come aveva fatto per il primogenito Isaac.

Baladin Wayan: la prima nata

È curioso e non privo d'ironia che l'inconsueto nome della secondogenita Musso significhi in realtà prima nata in lingua balinese: pur venendo dopo un fratello maschio e la birra Blanche a lui ispirata, Wayan è stata indubbiamente la prima figlia di genere femminile della casa e la prima Saison nella gamma del birrificio di Piozzo.

Entrambe le Wayan, sia quella in carne ed ossa che il suo avatar brassicolo, nascono all'alba del terzo millennio nell'anno 2000 e inizialmente l'idea generatrice è stata quella di una birra dall'essenza, almeno per sommi capi, femminile: gentile, lieve, tendenzialmente dolce e morbida grazie all'utilizzo di frumento, sia crudo che maltato, grano saraceno e farro.

In seguito, con una curiosa dinamica di crescita parallela dell'artefatto brassicolo e della sua umana musa ispiratrice, il padre e birraio ha adattato il carattere della Wayan spumosa a quello, sempre più pungente, della propria erede, incrementando la dose di spezie, in particolare di alcune varietà molto aromatiche di pepe, e anche il taglio secco finale.

Come tutte le bottiglie di casa Baladin, anche Wayan presenta un tappo in sughero e una copertura in ceralacca del collo della bottiglia, in questo caso di un colore blu intenso e profondo che evoca, come il nome della birra, suggestioni asiatiche e notturne.

Baladin Wayan: analisi visiva

Versata in un calice a tulipano o in uno snifter, i bicchieri più adatti ad esaltarne la ricchezza romantica, Wayan si presenta di un colore dorato pieno con riflessi pompelmo, una tinta molto calda che fa inevitabilmente pensare ad un fulgido sole estivo intrappolato in un bicchiere da un alchimista innamorato per donar piacere alla fanciulla del suo cuore.

L'opalescenza è notevole, a causa dell'assenza di filtrazione e dell'uso di un lievito di ceppo belga poco flocculante, la schiuma è candida, fine e compatta anche se non di lunghissima persistenza.

Analisi olfattiva

Il bouquet offre un interessante ribaltamento di prospettive rispetto alla sollecitazione ottica: l'evocazione di calore offerta dal colore solare, infatti, lascia decisamente il posto a un impatto olfattivo alquanto rinfrescante, come se il disco solare venisse ora osservato dal basso fondale di una piscina immersa in una rigogliosa campagna o da sotto le fronde di un albero d'alto fusto in cima ad una collina.

Scorza e polpa di arancia vaniglia, buccia di cedro e foglie di lemongrass sono i primi aromi che solleticano le nari, seguiti da una nota delicata di cereale che ricorda una pagnotta al farro appena sfornata.

Facendo guadagnare al liquido qualche grado di temperatura fino a giungere ai 9-10°C, che sono la soglia ottimale per gustare una birra di questa tipologia, emergono degli esteri fruttati che richiamano la pera Williams matura, la pesca gialla e, soprattutto, il fiore di zagara e le scorzette d'arancia candite mentre la componente speziata si scalda a sua volta lievemente e presenta ricordi di coriandolo, cardamomo, pepe bianco e zenzero, anch'esso candito.

Analisi degustativa

Il sorso fa apprezzare una carbonazione lieve ma ben presente e adeguata a condurre con sé il caleidoscopio dei sapori: la dolcezza iniziale è moderata ma inequivocabile e all'insegna di pieni sentori fruttati maturi, con un ritorno della polpa di pera e della pesca già riconosciute all'olfatto, spalmati su un fondo di panificato chiaro.

Frumento e farro donano alla birra una texture molto morbida e setosa che prolunga la soavità delle sensazioni iniziale ma nel medio palato la dolce increspatura fruttata si frange su punte rinfrescanti di zenzero, scorza di cedro e pepe appena macinato mentre il finale esibisce un livello di secchezza senza dubbio superiore ad altre referenze di casa Baladin, un amaro molto moderato cui segue un ritorno di pepe bianco e semi di coriandolo nell'agile retrolfatto.

Lontana dal carattere teso, rustico e terroso delle Saison più schiette e dalle punte acidule e animali delle Farmhouse Ale oggi in voga, la Wayan ricorda alcune interpretazioni più molli e speziate dello stile tipiche della zona di Mons e ben si accompagna a un'assolata primavera italiana.