Tra le decine di stili che compongono la cultura brassicola internazionale, quello delle IPA ricopre una posizione di assoluta preminenza.
Questa tipologia di origine britannica ha infatti acquistato grande popolarità grazie alla riscoperta che ne hanno fatto i birrifici craft americani negli ultimi quarant’anni, trasformandola nel simbolo della rivoluzione mondiale della birra artigianale. La conseguenza di questo fenomeno è che dalle IPA sono nati tanti sottostili diversi – a partire dalla American IPA, a loro volta punto di partenza per nuove interpretazioni – che ne hanno favorito la diffusione e permesso di declinare le caratteristiche principali secondo varie filosofie produttive.
La parcellizzazione però non ha portato solo vantaggi, ma anche alimentato una certa confusione, tanto che non è raro imbattersi in denominazioni che possono trarre in inganno. Uno dei dubbi più ricorrenti riguarda le IPA (soprattutto nella loro originale interpretazione americana) e le Imperial IPA. Quali sono le differenze tra i due stili? Scopriamoli insieme.
Le IPA (acronimo di India Pale Ale) nacquero in Inghilterra durante il periodo dell’Impero Britannico. Erano una versione più luppolata e forte delle comuni Pale Ale (le birre quotidiane da pub) che trovarono particolare fortuna come prodotto da esportazione verso le Indie, grazie alla loro capacità di adattarsi bene ai lunghi viaggi via mare necessari per rifornire i coloni inglesi.
La moderna incarnazione delle IPA è quella dei birrifici artigianali americani, che nella seconda metà degli anni ’70 nel XX secolo cominciarono a riproporre l’antico stile adattandolo al gusto locale e agli ingredienti disponibili in loco. In particolare le American IPA diventarono il prodotto perfetto per esaltare le caratteristiche aromatiche dei nuovi luppoli statunitensi, primo fra tutti il Cascade. Le American IPA ottennero un successo straordinario e ancora oggi sono uno stile che, nelle sue diverse incarnazioni, domina ampiamente il mercato internazionale della birra artigianale.
Con l’espressione Imperial IPA, invece, si indica una versione più carica delle American IPA, in cui le peculiarità dello stile sono esaltate con decisione. Assecondando il motto americano bigger is better, queste birre sono più alcoliche, amare e luppolate delle American IPA e perciò sono anche chiamate Double IPA.
L’uso dell’aggettivo imperial è una moderna consuetudine statunitense, ma affonda le sue radici nella storia brassicola britannica: nel XVIII secolo, infatti, i birrifici inglesi erano soliti produrre per il mercato russo una versione più alcolica e complessa delle classiche Stout, che passò alla storia con l’appellativo Russian Imperial Stout. Traslando questa espressione all’attuale mercato birrario americano, si indica con l’aggettivo imperial ogni interpretazione più forte e decisa dello stile di partenza, come le Imperial Pilsner e, appunto, le Imperia IPA.
La prima Imperial IPA della storia fu prodotta nel 1994 dal birrificio californiano Blind Pig. Secondo la leggenda, il birraio dell’epoca, Vinnie Cilurzo, decise di produrre una birra con quantità smodate di luppolo per cercare di coprire i ricorrenti difetti delle birre di Blind Pig, causati da un impianto grezzo e antiquato. Il frutto di quell’escamotage fu la Inaugural Ale, una birra estrema e rivoluzionaria, che cominciò a essere imitata da altri birrifici statunitensi fino ad acquisire una propria dignità come derivazione autonoma delle American IPA.
La definitiva consacrazione del sottostile Imperial IPA arrivò però ancora con Vinnie Cilurzo, che, alla guida del suo nuovo birrificio Russian River, nel 2000 lanciò la Pliny The Elder (8%). Il nome era un omaggio a Plinio il Vecchio, il celebre scrittore romano che fu tra i primi a citare il luppolo con il suo nome scientifico Lupus salictarius (oggi Humulus lupulus).
Vale la pena ricordare che Vinnie Cilurzo nel 2005 creò una birra che esasperava ulteriormente le caratteristiche della Pliny The Elder, battezzandola Pliny The Younger. La nuova nata era una sorta di upgrade della sorella maggiore, prodotta con quantità maggiori di luppolo e di malto (necessario per bilanciare l’amaro estremo) e una gradazione alcolica capace di raggiungere la doppia cifra (10,25%).
Alcuni videro in quella birra la capostipite di un’ulteriore variazione sul tema delle American IPA, che fu identificata col nome Triple IPA. Oggi questa denominazione non è ufficialmente riconosciuta e le birre considerate Triple IPA (circa 10% alc. e 100-120 unità d’amaro) vengono fatte rientrare comunque nella categoria delle Imperial IPA.
Ovviamente a livello organolettico le Imperial IPA tendono a esaltare tutte le caratteristiche tipiche delle American IPA. Rispetto a queste ultime sono quindi più amare e maggiormente sbilanciate sulla componente luppolata, mentre possono fornire una sensazione di caldo tepore grazie al loro contenuto alcolico, rimanendo però sempre molto bevibili.
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