“Preferisci una APA, una IPA o una A-IPA?”: ecco la domanda a bruciapelo che può causare ansia e sudorazione ad un cliente estraneo alla ristretta cerchia degli esperti.
La distinzione in realtà non è complicata, anche se la creatività dei birrai scompagina a volte le carte in tavola.
In primo luogo, analizziamo gli acronimi:
Emerge quindi subito una differenza geografica, anche se, come in un noir ben scritto, le cose non stanno esattamente come sembrano.
Le American Pale Ale, o APA non sono semplicemente originarie degli Stati Uniti, come dice il loro nome, ma sono proprio lo stile che ha segnato fin dall'inizio la rivoluzione craft d'oltreoceano. Sono ad alta fermentazione (ale, contrapposto a lager che indica le basse fermentazioni) e sono chiare (pale)...ma quanto?
Gli esemplari di birra APA più storici nascono con tinte tra il dorato carico e l'ambrato chiaro, tanto che spiazzarono anche cromaticamente i consumatori abituati alle paglierine light lager industriali: “perché questa si chiama pale ma è molto meno chiara delle birre che bevevamo fino a ieri?”, si chiedevano i primi avventori dei primissimi brewpub californiani.
La risposta risiede nel richiamo all'antica tradizione birraria britannica, in cui "pale" significava primariamente “non scuro”. Infatti, tutte le birre erano, nei secoli scorsi, più scure di oggi perché i malti venivano essiccati a fiamma diretta.
Le caratteristiche distintive dell’American Pale Ale emergono però all'olfatto e al gusto: aromi e fragranze dei luppoli coltivati sulla costa pacifica americana la fanno da padrone, senza però arrivare a un'eccessiva pungenza nel bouquet o a un finale amaro troppo spinto.
Agli albori del movimento craft, le varietà di luppolo più impiegate donavano sentori tipicamente agrumati, tra il mandarino, la scorza di pompelmo e il bergamotto. Oggi la ricerca è più orientata verso i luppoli dai profumi caldi e tropicali (passion fruit, mango, ananas, lychee, guava) opportunamente miscelati con altri caratterizzati da fragranze resinose e balsamiche.
Anche il colore delle APA oggi tende ad essere più pale, arrestandosi sovente al dorato chiaro, la bevibilità deve essere elevata: corpo snello, grado alcolico moderato (tra i 4,5% e i 6% ABV) e amaro assertivo ma non invadente sono quindi elementi essenziali.
Le IPA, invece, non vengono dall'India ma… ci andavano. Questo stile di Pale Ale, infatti, nacque in Inghilterra nel Settecento con il nome di October Ale: il fiorente commercio della Compagnia delle Indie Orientali coinvolgeva anche le birre e questa tipologia ebbe maggiore successo di altre nella grande colonia asiatica. Cosicché, dopo oltre trent'anni di spedizioni navali il loro nome mutò in Pale Ale as prepared for India e quindi India Pale Ale.
Si trattava di birre Pale, quindi non scure come le Porter e le Brown Ale (che andavano per la maggiore in patria, alcolicamente forti, molto luppolate e adatte ad un lungo stoccaggio) e di Ale, ovvero birre ad alta fermentazione.
L'intensa luppolatura, però, era tipicamente inglese, quindi con sentori floreali, terrosi e di té nero abbinati a una consistente componente maltata improntata al biscotto.
La fine dell'impero britannico e la carenza di materie prime connessa alle due guerre mondiali aveva poi fatto quasi scomparire questo stile di birra in terra d'Albione. Le India Pale Ale sono però risorte con i birrifici artigianali statunitensi che le hanno adattate alle loro materie prime, luppoli in primis.
Nel mondo delle India Pale Ale esistono quindi due macrofamiglie:
Per le APA, la tendenza degli ultimi anni è quella di privilegiare basi maltate più chiare e leggere che fungono da mera spina dorsale per un'esplosione di luppoli dagli aromi tropicali e resinosi più che agrumati, come invece si preferivano invece nel recente passato.
La parentela organolettica tra American Pale Ale e American-India Pale Ale dunque esiste. APA e A-IPA si contraddistinguono per una maggiore intensità e ampiezza di tutti i parametri gusto-olfattivi: aromi luppolati inebrianti e a volte pungenti, grado alcolico più elevato, maggiore intensità di amaro con persistenze retrolfattive a volte molto lunghe.
Le A-IPA sono dunque dal carattere più deciso e potente, a differenza di quanto accadesse nei tempi andati, inoltre, non sono da stoccare ma da bere il più possibile fresche perché le fragranze dei luppoli del Nuovo Mondo sono tanto intense quanto di rapido deterioramento.
Le interpretazioni delle Pale Ale sono numerose e uniscono perfettamente la tradizione alla creatività del birraio. Così, anche il Birrificio Baladin ha dato la sua personale interpretazione di questi due stili birrari, chiaramente in chiave artigianale:
Baladin offre due interpretazioni della American Pale Ale, entrambe prodotte esclusivamente con ingredienti della filiera italiana: da una parte Rock’n’Roll, un’APA fresca, appagante e speziata, dall’altra POP, disponibile solo in lattina, la birra “popolare” di Baladin da gustare in ogni occasione.
La IPA tutta italiana di Baladin è L’IPPA, una birra pulita, appagante e piacevole in ogni situazione. Ispirata alla tradizione delle English IPA, L’IPPA si abbina perfettamente a piatti semplici, come un delizioso hamburger o un taglio di carne alla brace.